
Nella maggioranza dei casi la pandemia è una zoonosi, ovvero una malattia trasmessa dagli animali. Generalmente nasce dalla convivenza tra persone e animali da allevamento, in alcuni casi con gli animali selvatici o la macellazione della selvaggina, quindi favorita nella sua diffusione dai centri urbani con alta densità abitativa.
Nella storia umana le pandemie sono state agevolate dagli spostamenti umani, ma anche dalla conquista e dalla colonizzazione di nuovi territori. Batteri e virus sconosciuti ai sistemi immunitari delle popolazioni indigene hanno spesso causato grandi stragi.
Le pandemie sono parte integrante della storia umana e spesso ne hanno cambiato il corso. Di seguito le principali.
Yersinia pestis
Periodo: XVI sec. / Attuale – Morti: non calcolabile
È il batterio agente eziologico della peste, isolato solo nel 1894, esistente probabilmente da millenni. È una zoonosi trasmessa dai roditori e il cui vettore è la pulce dei ratti, è trasmissibile sia per contatto sia per aerosol, e anche da uomo a uomo. La peste si presenta in 3 quadri clinici principali: bubbonica, setticemica e polmonare. Derivante dal latino pestis (“distruzione, grande malattia”), sin dall’Alto Medioevo al bacillo Yersinia pestis sono state attribuite tutte le pandemie più devastanti sebbene non ci sia stata mai una reale certezza. Alcune pandemie nell’antichità potevano anche essere ricondotte al vaiolo, al colera, oppure addirittura alla varicella o al morbillo.
Al collasso delle popolazioni neolitiche di circa 5 mila anni fa, documentato soprattutto in Asia dal ritrovamento di fosse comuni, potrebbero aver concorso malattie trasmissibili come appunto il micidiale batterio Yersinia pestis. All’incirca nel 1200 a.c una “peste” devastò l’Impero Ittita, che poi terminò nel giro di una trentina di anni. Quindi la “peste” (forse invece febbre tifoide) colpì anche Atene nel 430 a.c., in piena guerra contro Sparta, e causò circa 100 mila morti e 5 anni di sofferenze. In seguito scoppiò ancora nella Roma dell’Età d’oro degli Antonini, tra gli anni 166 e 180, e successivamente a Cartagine, coinvolgendo Roma e il suo Impero tra il 250 e il 278; per entrambe si stima che morirono tra i 5 e gli 8 milioni di persone; ed entrambe le pandemie finirono solo grazie alla temporanea immunità di gregge, ai moltissimi decessi e all’abbandono delle città. In quel periodo iniziò la fine dell’Impero Romano.
Poi arrivò la peste di Giustiniano nel 542, la prima pandemia storicamente attribuibile con certezza allo Yersinia pestis, della quale anche lo stesso imperatore bizantino si ammalò riuscendo però a guarire, che partì da Costantinopoli e coinvolse rapidissimamente tutto l’Impero Romano d’Oriente, uccidendo oltre 4 milioni di persone e che riprese anche nel 558. Molti studiosi concordano che la peste contribuì notevolmente all’indebolimento dello Stato Bizantino e di tutto l’Impero al punto di segnare una linea di demarcazione per la nascita del Medioevo. La peste continuò ad affliggere il genere umano nei secoli a venire in varie ondate.

Peste nera
Periodo: XIV secolo / XVI secolo – Morti: non calcolabile
Si stima che tra il 1346 e il 1353 circa un terzo della popolazione europea venne sterminato dal morbo della cosiddetta peste nera. Chiamata così in quanto sulle vittime comparivano macchie scure e livide, quali emorragie della cute e delle mucose. La pandemia più spaventosa per antonomasia nell’immaginario collettivo e che, a varie ondate, durò circa 3 secoli. Originaria dell’Asia centrale e quindi spostata in Mongolia, Cina, Siria, Turchia, quindi in Egitto, Grecia, penisola balcanica, sbarcò in Sicilia nel 1347, quindi raggiunse Firenze e Genova; passando per la Svizzera si estese in Francia e Spagna e nel 1349 raggiunse anche la Gran Bretagna e l’Irlanda. Quasi unanimemente, ma solo 5 secoli dopo, venne attribuita la paternità allo Yersinia pestis, il batterio isolato solo nel 1894, che generalmente viene trasmesso agli uomini dai ratti per mezzo delle pulci o per morso diretto. L’assoluta ignoranza scientifica in materia e le condizioni igieniche pessime fecero in modo che si compì la strage. Nel 1347 i veneziani introdussero la quarantena, che sarebbe stata chiamata così solo nel 1448, avendo constatato che la malattia aveva un certo tempo di incubazione. Un po’ ovunque venivano adottati miglioramenti delle condizioni igieniche, il distanziamento fisico, la quarantena, i lazzaretti, le privazioni e gli abusi, che insieme a isterie mistiche o pregiudizi religiosi e discriminazioni razziali, caratterizzarono quel periodo tragico dell’umanità, rappresentato e giunto a noi grazie soprattutto alle arti, in primis alla pittura e alla letteratura.

Vaiolo
Periodo: X sec. a. C. / 1979 (dichiarata eradicazione) – Morti: non calcolabile
È un virus (Variola maior e Variola minor) estremamente pericoloso e contagioso, è noto da almeno 3.000 anni e ha da sempre decimato la popolazione mondiale, arrivando ad avere tassi di mortalità fino al 60% negli adulti e l’80% nei bambini; altissima anche la percentuale degli infetti che rimangono sfigurati o ciechi. Presente dalle origini in Asia, Africa e successivamente in Europa, non ci sono testimonianze nelle Americhe fin quando i conquistadores non invasero il Nuovo Mondo e lo portarono con sé; esso si propagò velocemente tra le popolazioni indigene, le quali, non possedendo difese immunitarie specifiche per queste “nuove” malattie, furono colpite in modo massiccio e senza scampo. Si è stimato che in Europa il vaiolo abbia ucciso e sfigurato una media di 400 mila persone ogni anno durante il XVIII secolo, e circa 300 milioni di persone durante tutto il XX secolo. Prima causa di morte in Europa dal ‘700 fino all’eradicazione. Secondo i dati dell’OMS, solo nel 1967 15 milioni di persone contrassero la malattia e di questi 2 milioni morirono. È una delle due uniche malattie (l’altra è la peste bovina, ma non colpiva l’essere umano), che l’uomo è riuscito a debellare con la vaccinazione grazie agli studi di Mary Wortley Montagu (primi del ‘700) ed Edward Jenner (fine ‘700). In seguito ad una massiccia campagna di vaccinazione portata avanti tra il 1958 e il 1977, nel 1979 l’OMS ha dichiarato la malattia eradicata, Il 26 ottobre 1977 è stato registrato l’ultimo caso di contagio del virus, in Somalia, causato da Variola minor, e da allora è considerato estinto.

Tifo
Periodo: 430 a.C (?) oppure XI secolo / Attuale – Morti: non calcolabile
La febbre tifoide o tifo addominale, più comunemente tifo, anticamente era chiamata anche “febbre navale” o “febbre da accampamento” perché si diffondeva più facilmente e rapidamente in situazioni di guerra o sulle navi e nelle prigioni. Il tifo è provocato dal batterio Salmonella enterica, a trasmissione oro-fecale, l’unico vettore è l’uomo. Nel 2005 furono scoperte tracce del batterio nei reperti risalenti alla altrimenti nota Peste di Atene del 430 a.C., durante la guerra del Peloponneso. Certamente si sa che il tifo comparse già ai tempi delle Crociate, durante l’assedio di Antiochia del 1097, che fu la causa della morte del Saladino nel 1193, e che poi colpì l’Europa per la prima volta nel 1489, in Spagna; durante i combattimenti a Granada, gli eserciti cristiani persero 3.000 uomini in battaglia e 20.000 per il tifo. Nel 1528 i francesi persero 18.000 uomini in Italia sempre a causa del tifo; nel 1542 durante i combattimenti nei Balcani morirono altre 30.000 persone e la grande armata di Napoleone fu decimata in Russia nel 1811. Ancora il tifo fu la causa di morte per moltissimi reclusi dei campi di concentramento nazisti durante la Seconda guerra mondiale. La febbre tifoide è ancora presente nelle aree a maggior degrado ambientale, dove le condizioni igieniche sono scarse.

Influenza spagnola
Periodo: 1918/1920 – Morti: 50 / 100 milioni
Il primo caso di influenza spagnola fu registrato durante gli ultimi mesi della Prima Guerra Mondiale, nel marzo 1918, in un ospedale degli Stati Uniti. Fu nominata così, perché la Spagna era rimasta neutrale nella Grande Guerra e quindi le informazioni sulla pandemia circolavano liberamente sul suo territorio, a differenza delle altre Nazioni coinvolte nel conflitto che cercavano di tenere i dati segreti. Questo ceppo aggressivo del virus dell’influenza si diffuse in tutto il mondo di pari passo agli spostamenti delle truppe sui vari fronti. I sistemi sanitari furono al collasso e le camere mortuarie non riuscirono ad accogliere tutte le vittime. Si stima che gli infetti furono 500 milioni in tutto il mondo, e circa 50 milioni le vittime, con un tasso di mortalità quindi di circa il 10%. C’è chi ipotizza invece che si raggiunsero addirittura le 100 milioni di vittime. All’epoca la popolazione mondiale era all’incirca di 2 miliardi di individui.
