PANDEMIE NELLA STORIA pt.1

Il Trionfo della Morte di Giacomo Borlone de Buschis

Nella maggioranza dei casi la pandemia è una zoonosi, ovvero una malattia trasmessa dagli animali. Generalmente nasce dalla convivenza tra persone e animali da allevamento, in alcuni casi con gli animali selvatici o la macellazione della selvaggina, quindi favorita nella sua diffusione dai centri urbani con alta densità abitativa.

Nella storia umana le pandemie sono state agevolate dagli spostamenti umani, ma anche dalla conquista e dalla colonizzazione di nuovi territori. Batteri e virus sconosciuti ai sistemi immunitari delle popolazioni indigene hanno spesso causato grandi stragi.

Le pandemie sono parte integrante della storia umana e spesso ne hanno cambiato il corso. Di seguito le principali.

Yersinia pestis

Periodo: XVI sec. / Attuale  –  Morti: non calcolabile 

È il batterio agente eziologico della peste, isolato solo nel 1894, esistente probabilmente da millenni. È una zoonosi trasmessa dai roditori e il cui vettore è la pulce dei ratti, è trasmissibile sia per contatto sia per aerosol, e anche da uomo a uomo. La peste si presenta in 3 quadri clinici principali: bubbonica, setticemica e polmonare. Derivante dal latino pestis (“distruzione, grande malattia”), sin dall’Alto Medioevo al bacillo Yersinia pestis sono state attribuite tutte le pandemie più devastanti sebbene non ci sia stata mai una reale certezza. Alcune pandemie nell’antichità potevano anche essere ricondotte al vaiolo, al colera, oppure addirittura alla varicella o al morbillo.

Al collasso delle popolazioni neolitiche di circa 5 mila anni fa, documentato soprattutto in Asia dal ritrovamento di fosse comuni, potrebbero aver concorso malattie trasmissibili come appunto il micidiale batterio Yersinia pestis. All’incirca nel 1200 a.c una “peste” devastò l’Impero Ittita, che poi terminò nel giro di una trentina di anni. Quindi la “peste” (forse invece febbre tifoide) colpì anche Atene nel 430 a.c., in piena guerra contro Sparta, e causò circa 100 mila morti e 5 anni di sofferenze. In seguito scoppiò ancora nella Roma dell’Età d’oro degli Antonini, tra gli anni 166 e 180, e successivamente a Cartagine, coinvolgendo Roma e il suo Impero tra il 250 e il 278; per entrambe si stima che morirono tra i 5 e gli 8 milioni di persone; ed entrambe le pandemie finirono solo grazie alla temporanea immunità di gregge, ai moltissimi decessi e all’abbandono delle città. In quel periodo iniziò la fine dell’Impero Romano.

Poi arrivò la peste di Giustiniano nel 542, la prima pandemia storicamente attribuibile con certezza allo Yersinia pestis, della quale anche lo stesso imperatore bizantino si ammalò riuscendo però a guarire, che partì da Costantinopoli e coinvolse rapidissimamente tutto l’Impero Romano d’Oriente, uccidendo oltre 4 milioni di persone e che riprese anche nel 558. Molti studiosi concordano che la peste contribuì notevolmente all’indebolimento dello Stato Bizantino e di tutto l’Impero al punto di segnare una linea di demarcazione per la nascita del Medioevo. La peste continuò ad affliggere il genere umano nei secoli a venire in varie ondate. 

La Peste ad Ashdod di Nicolas Poussin

Peste nera

Periodo: XIV secolo / XVI secolo  –  Morti: non calcolabile

Si stima che tra il 1346 e il 1353 circa un terzo della popolazione europea venne sterminato dal morbo della cosiddetta peste nera. Chiamata così in quanto sulle vittime comparivano macchie scure e livide, quali emorragie della cute e delle mucose. La pandemia più spaventosa per antonomasia nell’immaginario collettivo e che, a varie ondate, durò circa 3 secoli. Originaria dell’Asia centrale e quindi spostata in Mongolia, Cina, Siria, Turchia, quindi in Egitto, Grecia, penisola balcanica, sbarcò in Sicilia nel 1347, quindi raggiunse Firenze e Genova; passando per la Svizzera si estese in Francia e Spagna e nel 1349 raggiunse anche la Gran Bretagna e l’Irlanda.  Quasi unanimemente, ma solo 5 secoli dopo, venne attribuita la paternità allo Yersinia pestis, il batterio isolato solo nel 1894, che generalmente viene trasmesso agli uomini dai ratti per mezzo delle pulci o per morso diretto. L’assoluta ignoranza scientifica in materia e le condizioni igieniche pessime fecero in modo che si compì la strage. Nel 1347 i veneziani introdussero la quarantena, che sarebbe stata chiamata così solo nel 1448, avendo constatato che la malattia aveva un certo tempo di incubazione. Un po’ ovunque venivano adottati miglioramenti delle condizioni igieniche, il distanziamento fisico, la quarantena, i lazzaretti, le privazioni e gli abusi, che insieme a isterie mistiche o pregiudizi religiosi e discriminazioni razziali, caratterizzarono quel periodo tragico dell’umanità, rappresentato e giunto a noi grazie soprattutto alle arti, in primis alla pittura e alla letteratura. 

La Peste Nera ha accompagnato l’umanità per molti secoli.

Vaiolo

Periodo: X sec. a. C. / 1979 (dichiarata eradicazione)  –  Morti: non calcolabile 

È un virus (Variola maior e Variola minor) estremamente pericoloso e contagioso, è noto da almeno 3.000 anni e ha da sempre decimato la popolazione mondiale, arrivando ad avere tassi di mortalità fino al 60% negli adulti e l’80% nei bambini; altissima anche la percentuale degli infetti che rimangono sfigurati o ciechi. Presente dalle origini in Asia, Africa e successivamente in Europa, non ci sono testimonianze nelle Americhe fin quando i conquistadores non invasero il Nuovo Mondo e lo portarono con sé; esso si propagò velocemente tra le popolazioni indigene, le quali, non possedendo difese immunitarie specifiche per queste “nuove” malattie, furono colpite in modo massiccio e senza scampo. Si è stimato che in Europa il vaiolo abbia ucciso e sfigurato una media di 400 mila persone ogni anno durante il XVIII secolo, e circa 300 milioni di persone durante tutto il XX secolo. Prima causa di morte in Europa dal ‘700 fino all’eradicazione. Secondo i dati dell’OMS, solo nel 1967 15 milioni di persone contrassero la malattia e di questi 2 milioni morirono. È una delle due uniche malattie (l’altra è la peste bovina, ma non colpiva l’essere umano), che l’uomo è riuscito a debellare con la vaccinazione grazie agli studi di Mary Wortley Montagu (primi del ‘700) ed Edward Jenner (fine ‘700). In seguito ad una massiccia campagna di vaccinazione portata avanti tra il 1958 e il 1977, nel 1979 l’OMS ha dichiarato la malattia eradicata, Il 26 ottobre 1977 è stato registrato l’ultimo caso di contagio del virus, in Somalia, causato da Variola minor, e da allora è considerato estinto.

Il vaiolo ha dato un terribile contributo alle stragi di nativi nelle Americhe

Tifo

Periodo: 430 a.C (?) oppure XI secolo / Attuale  –  Morti: non calcolabile

La febbre tifoide o tifo addominale, più comunemente tifo, anticamente era chiamata anche  “febbre navale” o “febbre da accampamento” perché si diffondeva più facilmente e rapidamente in situazioni di guerra o sulle navi e nelle prigioni. Il tifo è provocato dal batterio Salmonella enterica, a trasmissione oro-fecale, l’unico vettore è l’uomo. Nel 2005 furono scoperte tracce del batterio nei reperti risalenti alla altrimenti nota Peste di Atene del 430 a.C., durante la guerra del Peloponneso. Certamente si sa che il tifo comparse già ai tempi delle Crociate, durante l’assedio di Antiochia del 1097, che fu la causa della morte del Saladino nel 1193, e che poi colpì l’Europa per la prima volta nel 1489, in Spagna; durante i combattimenti a Granada, gli eserciti cristiani persero 3.000 uomini in battaglia e 20.000 per il tifo. Nel 1528 i francesi persero 18.000 uomini in Italia sempre a causa del tifo; nel 1542 durante i combattimenti nei Balcani morirono altre 30.000 persone e la grande armata di Napoleone fu decimata in Russia nel 1811. Ancora il tifo fu la causa di morte per moltissimi reclusi dei campi di concentramento nazisti durante la Seconda guerra mondiale. La febbre tifoide è ancora presente nelle aree a maggior degrado ambientale, dove le condizioni igieniche sono scarse.

Il tifo nelle trincee della prima guerra mondiale

Influenza spagnola

Periodo: 1918/1920  –   Morti: 50 / 100 milioni 

Il primo caso di influenza spagnola fu registrato durante gli ultimi mesi della Prima Guerra Mondiale, nel marzo 1918, in un ospedale degli Stati Uniti. Fu nominata così, perché la Spagna era rimasta neutrale nella Grande Guerra e quindi le informazioni sulla pandemia circolavano liberamente sul suo territorio, a differenza delle altre Nazioni coinvolte nel conflitto che cercavano di tenere i dati segreti. Questo ceppo aggressivo del virus dell’influenza si diffuse in tutto il mondo di pari passo agli spostamenti delle truppe sui vari fronti. I sistemi sanitari furono al collasso e le camere mortuarie non riuscirono ad accogliere tutte le vittime. Si stima che gli infetti furono 500 milioni in tutto il mondo, e circa 50 milioni le vittime, con un tasso di mortalità quindi di circa il 10%. C’è chi ipotizza invece che si raggiunsero addirittura le 100 milioni di vittime. All’epoca la popolazione mondiale era all’incirca di 2 miliardi di individui. 

Sul finire della strage della Prima Guerra Mondiale, arrivò l’influenza spagnola…

INFOGRAPHIC – COSA RACCONTANO SULLA PANDEMIA I DATI OPEN SOURCE pt.2

Fonte: Economist Intelligence Unit – Pubblicato su Statista.com – Previsioni sulla copertura vaccinale.

Adoriamo le infografiche. Soprattutto quando si riesce a condensare in una sola immagine una quantità importante di dati, che così, da massa semiforme di cifre e percentuali, diventano un insieme di informazioni altamente assimilabili. Proprio come le vitamine.

Nel primo articolo abbiamo fatto parlare di pandemia a dati ‘obliqui’, non direttamente legati a temi sanitari.

In questo secondo articolo a tema, pur rimanendo obliqui, ci avviciniamo di più a dati e cifre più attinenti alla sfera sanitaria.

Dati da ‘fonti aperte’ che offrono uno sguardo, a volte obliquo ma mai fuori fuoco sul mondo che si trova di punto in bianco a far fronte a una situazione davvero nuova.

Le data visualization e infografiche hanno spinto noi ad approfondire alcuni temi legati alla pandemia da Covid-19 e se anche un solo lettore o una sola lettrice verranno spinti a fare altrettanto, questo nostro piccolo studio non sarà stato realizzato invano.

Ogni immagine è corredata di fonti e, ove sia stato possibile reperirlo, anche il nome del creatore.

EMISSIONE DI CERTIFICATI EU-GREEN PASS PER PAESE.
Fonte: Eurostat – Commissione Europea. Green Pass emessi dagli stati EU ed EEA per persona. Autore: Redditor: r/cityuser

Sono stati incrociati i dati della Commissione Europea sull’emissione dei certificati EU-Green Pass (al 13 ottobre 2021) e le statistiche demografiche ufficiali, per i paesi dell’Unione Europea e i paesi EEA (SEE – Spazio Economico Europeo). I dati sui green pass sono poi stati segmentati per tener conto del motivo del green pass. Fanno eccezione Olanda e Norvegia che non hanno fornito dati segmentati ma solo la cifra del totale dei green pass emessi.

L’Austria è il paese che ha emesso più green passXpersona. Ricordiamo che il green pass viene emesso anche a seguito tampone. Prendiamo quindi il caso di una persona che, a prescindere dal motivo, non è vaccinata: probabilmente questa persona si sottoporrà più volte a test tampone per avere libertà di circolazione. Ecco spiegato il senso di dati che ci parlano di ‘5 green passXpersona‘.

TASSI DI VACCINAZIONE E LIVELLO DI CORRUZIONE
Fonte: Tasso di vaccinazione ourworldindata.com / Corruzione percepita: transparency.org – Autore: Stadafa.com

Questa infografica è interessantissima ma non di comprensione immediata, perciò merita un piccolo approfondimento.

Sull’asse ‘x’ viene visualizzato il livello di corruzione percepita nei servizi pubblici. Da sx, dove è ‘altissima’, a dx dove è ‘bassissima’.

Sull’asse ‘y’ viene visualizzata la percentuale di cittadini che abbiano ricevuto almeno una dose di vaccino. In basso è bassa e sale andando verso l’alto.

In pratica, più in un paese si percepisce corruzione, più esso si trova a sinistra.
Mentre meno vaccinati ci sono in un paese, più esso si trova in basso.
I paesi in basso a sx sono i paesi dove più si sente la corruzione nel pubblico e allo stesso tempo meno sono le persone con almeno una dose di vaccino ricevuta.

In Italia il livello di corruzione percepita è basso se confrontato col resto del mondo ma, tra i paesi UE, è dove si percepisce un po’ più di corruzione che altrove; allo stesso tempo vanta un’alta percentuale di chi ha già ricevuto una dose di vaccino.

Per spiegare cosa sono i punti blu senza bandiera, dobbiamo entrare un po’ nel merito dell’elaborazione dei dati (DataNerd alert!)

Stadafa.com, un sito da consigliare, ha preso in considerazione 176 paesi nel mondo, mettendoli in una scala basata sulla percentuale di popolazione che ha ricevuto almeno una dose di vaccino dove al posto 1 c’è il paese con più alta percentuale di vaccinati con almeno una dose e al posto 176 il paese con meno vaccinati.

Dopodiché si è preso in considerazione l’Indice di Corruzione Percepita da Transparency.org che classifica i paesi da 1 a 179 in base al loro ‘livello di corruzione del settore pubblico percepita’.

Ogni punto sulla mappa è un paese. Quelli con la bandiera e il nome sono i paesi dove le due scale che abbiamo appena citato si sovrappongono. I punti blu, al contrario sono le posizioni dei paesi che non si sovrappongono sui due assi (corruzione percepita/percentuale di vaccinati).

Il coefficiente di correlazione lineare (ovvero il fatto che la posizione di un paese nei due indici sia visivamente vicina) che misura la correlazione tra % di vaccinati e corruzione percepita è r=0,7 e in statistica viene definita ‘forte’.

IN SINTESI: è dimostrabile come ci sia una correlazione tra corruzione percepita e propensione a vaccinarsi. Se in un paese le istituzioni godono generalmente di poca fiducia, la popolazione sarà restia a seguire le indicazioni del governo anche durante l’emergenza sanitaria. L’invito del governo a vaccinarsi non viene raccolto.

LO SQUILIBRIO DELLA DISTRIBUZIONE VACCINALE VUOL DIRE DISEGUAGLIANZA
Fonte: Ourworldindata.org / ONU – Autore: Statista.com

Tra le moltissime infografiche degne di nota su Statista.com questa ci ha colpito in modo particolare.

Le boccette indicano la percentuale di dosi vaccinali somministrate per stato/continente. Vediamo che la Cina si attesta al 32,7% delle dosi vaccinali somministrate globalmente. Ovvero, su 10 dosi somministrate, quasi 4 di esse vengono inoculate in Cina. Poco meno di 1 dose su 10 somministrate lo è nell’Unione Europea.

Questo dato, incrociato con la quota della popolazione mondiale per ciascuna area presa in considerazione, indica un forte squilibrio nel processo di vaccinazione globale.

E in questo caso, squilibrio = disuguaglianza.

Prendiamo per es. l’India, che ha una quota di popolazione globale quasi pari alla Cina e rispetto a quest’ultima somministra meno della metà delle dosi.

Guardando le cifre relative all’Africa, questa disuguaglianza balza agli occhi.

TORNIAMO IN ITALIA: NUMERO DI DECESSI NEL 2020
Confronto media decessi 2015-2019 vs. 2020 nei 12 mesi. Fonte: ISTAT

Torniamo per un momento in Italia. Ringraziamo l’ISTAT per questo grafico che non ha purtroppo bisogno di tante didascalie.

È innegabile: il 2020 è stato davvero un anno funesto e anomalo.

Speriamo in un 2021 migliore, non c’è davvero molto altro da dire…

COVID vs. PESTE. UN CONFRONTO SUL TASSO DI MORTALITÀ
Autore: Visual Capitalist

Lo abbiamo sentito più volte (soprattutto nel 2020): il Covid ha una bassa mortalità ma un’alta letalità.

Il tasso di letalità si calcola dividendo il numero delle persone decedute a causa di un morbo per il totale dei contagiati dal morbo stesso.

Il tasso di mortalità invece si ottiene dividendo il numero dei decessi per il numero della popolazione esposta al morbo.

Possiamo quindi dire che il Covid-19 ha un’alta letalità ma, fortunatamente, una bassa mortalità.

Di sicuro la più bassa tra le pandemie più ‘memorabili’ mai registrate dall’uomo, come questa infografica ci mostra.

LE PAROLE DELLA PANDEMIA pt 3.

Le Parole sono importanti.
BREVE GLOSSARIO DELLA PANDEMIA – da ‘M’ a ‘Z’

Un semplice glossario di tanti termini sentiti e risentiti a causa del COVID. Siamo ben lieti di raccogliere proposte, scriveteci per aggiungere le vostre.

M

  • Mascherina chirurgica: dispositivi di protezione individuale, generalmente monouso, che proteggono esclusivamente contro schizzi e goccioline di liquidi biologici, ma non contro gli agenti infettivi in sospensione.

O

  • Ordinanza: Ordine emanato da un’autorità; norma, provvedimento di carattere legislativo o amministrativo. 

P

  • Paziente zero: Il primo paziente individuato, studiato e sottoposto a terapie all’interno del campione della popolazione di un’indagine epidemiologica.
  • Polmonite interstiziale: infiammazione dell’interstizio polmonare, il  tessuto connettivo a sostegno di bronchi, vasi ed alveoli polmonari. 
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Q

  • Quarantena: isolamento temporaneo delle persone colpite o sospettate di avere una malattia contagiosa per tenerle lontane dagli altri in modo da non infettare inconsapevolmente nessuno.

R

  • Recovery Plan: un piano di risanamento e ripresa economica concordato dalla Commissione europea e il Parlamento europeo.
  • Recovery fund:  un fondo garantito dal bilancio dell’Unione Europea tramite il quale si possono emettere i recovery bond, ovvero obbligazioni da vedere ai risparmiatori. 
  • Respiratore: permette di mantenere a lungo, in maniera artificiale, i movimenti respiratori.
  • Ristori: sostegno economico in favore delle categorie colpite dalle restrizioni.
  • RT: indice di trasmissibilità, la media di quante persone possono essere contagiate da una sola persona in un periodo di tempo.

S

  • Sanificazione: complesso di procedimenti e operazioni di pulizia e/o disinfezione e ricambio d’aria.
  • SARS-CoV-2: nuovo ceppo di coronavirus non precedentemente identificato nell’uomo. COVID-19 è il nome dato alla malattia associata al virus.
  • Saturimetro: apparecchiatura medica non invasiva che misura la saturazione di ossigeno nel sangue arterioso periferico (SpO2) e contemporaneamente la frequenza cardiaca, aiutando così ad individuare l’eventuale presenza dei primi segnali di una polmonite, uno dei sintomi più gravi del Coronavirus.
  • Sierologico (test): verifica la presenza nel sangue degli anticorpi. 
  • Sorveglianza attiva: è una misura durante la quale l’operatore di sanità pubblica provvede a contattare quotidianamente, per avere notizie sulle condizioni di salute, la persona in sorveglianza.
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T

  • Tampone: un bastoncino con cotone sterile a una estremità che viene strofinato, sulla zona da indagare. Può essere rapido o molecolare. 

U

  • Usca-Unità Speciali di Continuità Assistenziale: svolgono attività domiciliari per i pazienti COVID-19 che hanno bisogno di assistenza.

V

  • Varianti: i virus, in particolare quelli a Rna come i coronavirus, evolvono costantemente attraverso mutazioni del loro genoma
  • Virologo: studia i virus
  • Virus: organismi patogeni che non possono riprodursi da soli, ma solo grazie all’intermediazione di cellule

LE PAROLE DELLA PANDEMIA pt.2

Breve Glossario della Pandemia
BREVE GLOSSARIO DELLA PANDEMIA – da ‘A’ a ‘L’

Un semplice glossario di tanti termini sentiti e risentiti a causa del COVID. Siamo ben lieti di raccogliere proposte, scriveteci per aggiungere le vostre.

A

  • Anticorpi monoclonali: proteine prodotte in laboratorio che imitano la capacità del sistema immunitario di combattere i virus. 
  • Antigene: molecola riconosciuta come estranea o potenzialmente pericolosa dal sistema immunitario di un organismo, che la combatte attraverso la produzione di anticorpi, può essere inoculata allo scopo di indurre la formazione di anticorpi e una risposta immunitaria.
  • Asintomatico: persona risultata positiva, ma che non manifesta i sintomi della malattia.
  • Assembramento: affollamento di persone.
  • Autocertificazione: modulo compilato dai cittadini in caso di restrizioni allo spostamento.

C

  • Cluster: due o più casi di una stessa patologia verificatasi in un determinato luogo e periodo.
  • Contact tracing: tracciamento dei contatti: l’attività di ricerca e gestione dei contatti di un caso confermato come positivo. 
  • Covid-coronavirus: la sindrome respiratoria acuta grave. SARS-CoV-2 è un nuovo ceppo di coronavirus che non era stato precedentemente identificato nell’uomo.

D

  • DAD: didattica a distanza, lezioni per mezzo di connessione internet e video chiamate.
  • DPCM: Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. 
  • DPI: Dispositivi di Protezione Individuale .
  • Droplet: goccioline o insieme di goccioline di saliva emesse dalla bocca quando si parla, si starnutisce o si tossisce, responsabili della trasmissione di agenti patogeni come i virus. 
  • Dispnea: difficoltà respiratoria. 
  • Distanziamento sociale: distanziamento fisico tra le persone per ridurre al minimo la trasmissione della malattia. 
  • Drive through: punti dove è possibile sottoporsi a tampone senza scendere dall’auto.

F

  • Focolaio: Territorio non molto esteso in cui si manifesta un evento morboso collettivo. 

I

  • Immunità di gregge: capacità di un gruppo, una comunità, una popolazione, di respingere un’infezione grazie all’immunità acquisita da una grossa porzione dei membri del gruppo. 
  • Immunologo: studioso specializzato in immunologia.
  • Infodemia: diffusione rapida e capillare di informazioni, sia accurate, sia imprecise, per cui diventa difficile apprendere le informazioni corrette ed essenziali su un problema.
  • Isolamento fiduciario: separazione spontanea delle persone che hanno avuto contatti a rischio, generalmente presso il proprio domicilio.

L

  • Lockdown: Isolamento, chiusura e blocco d’emergenza.

LE PAROLE DELLA PANDEMIA pt.1

Le parole sono importanti.

LE PAROLE SONO IMPORTANTI!

In principio era stata classificata come epidemia. Poi l’ 11 marzo 2020 l’Oms l’ha dichiarata pandemia. Nei prossimi mesi il Covid-19 potrebbe diventare endemia. Sono diversi ormai gli esperti che citano questo termine.
Tre termini alla ribalta per colpa del Corona-VIrus-Disease-19

EPIDEMIA

Dal greco “ἐπί – δῆμος” (epí – démos), ovvero “sopra il popolo”. Evento morboso, contagioso in eccesso rispetto a modelli ciclici e ordinari, che colpisce pressoché simultaneamente una collettività, ovvero una popolazione, in un territorio più o meno esteso, ma comunque delimitato, e che si protrae per un certo tempo contenuto.

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PANDEMIA

Dal greco “πάν – δημος” (pán – démos), ovvero “tutto il popolo”. Evento morboso epidemico che si diffonde in maniera molto rapida su scala planetaria, che coinvolge una grande parte della popolazione mondiale. La pandemia presuppone la trasmissione da uomo a uomo di un microrganismo patogeno notevolmente virulento e la mancanza di immunizzazione nella popolazione.

ENDEMIA

Dal greco “ἐν – δῆμος” (en – démos), ovvero “nel popolo”. Malattia che manifesta una costante permanenza in una determinata popolazione o territorio, con casi sporadici ma ricorrenti, spesso con ciclicità stagionali. L’agente patogeno di una malattia endemica è stabilmente presente in una regione e circola nella sua popolazione.

DANNI COLLATERALI pt. 4

I livelli di inquinamento da NO2 in Cina prima, durante e dopo le quarantene. Fonte: NASA
LA PANDEMIA E IL LOCKDOWN HANNO AVUTO MOLTI EFFETTI INDESIDERATI, HANNO CAUSATO E CAUSANO VERI E PROPRI ‘DANNI COLLATERALI‘. COS’È SUCCESSO ALL’EMERGENZA CLIMATICA MENTRE ERAVAMO IN QUARANTENA?

La doppia faccia delle buone notizie. Pandemia ed Emergenza Climatica.

Nel 2020, in tutto il mondo i livelli di inquinamento sono crollati. Il regime di quarantena imposto in tanti paesi e che è arrivato a riguardare circa 2,6 miliardi di persone, ha avuto un impatto non solo sulla trasmissione del virus, ma sul pianeta tutto. E sul pianeta l’impatto è stato bene o male positivo, anche se questo effetto è stato solo temporaneo e si è realizzato con un enorme costo sociale e umano.

Le flotte aeree erano a terra, le auto in garage, molti settori industriali erano fermi e le emissioni dovute alla logistica e alla produzione di energia sono letteralmente crollate. Se negli USA le emissioni di CO2 hanno avuto una flessione di circa il 7,5% nell’anno 2020, nell’Eurozona si è avuto un calo del 58% delle stesse emissioni rispetto all’anno precedente (fonti: Sia Partners)

Anche le emissioni di biossido di azoto (NO2), un elemento inquinante strettamente connesso al trasporto su gomma, hanno toccato i minimi storici quasi ovunque. La Cina da sola, ha risparmiato all’atmosfera l’ammontare di emissioni pari a quello di un piccolo stato europeo.

La qualità dell’aria di metropopli e megalopoli di tutto il mondo non è mai stata così pulita come nel 2020. Da Nuova Delhi a Pechino, da Los Angeles a Mosca.

Fonte: Dati di https://scihub.copernicus.eu/dhus/#/home processati da Descartes Labs. Autore: Steven Bernard

Le buone notizie non sembrano finire qui: l’effetto che quarantene e restrizioni hanno avuto sull’inquinamento globale ha creato una specie di ambiente di test.

Lo spiega James Lee, professore di chimica dell’atmosfera presso uno dei maggiori centri di studio sull’inquinamento atmosferico a livello mondiale, l’Università di York: “Siamo di fronte a una sorta di enorme esperimento naturale che sarebbe impossibile da realizzare in condizioni normali. Studiando a fondo le variazioni sull’inquinamento atmosferico tra 2020 e gli anni passati, saremo in grado di capire un po’ meglio le dinamiche di accumulo dell’inquinamento di quanto non ne siamo in condizioni normali. Questo perché la produzione di energia continuerà su scala ridotta, mentre il trasporto su gomma e quello aereo sono fermi, così come alcuni settori industriali ad alto impatto.”

“Ma quali danni collaterali? Questa è una buona notizia!”
Siamo quasi portati a pensare.

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Nì, in realtà.

La caduta delle emissioni ha avuto una durata breve, mentre il dibattito globale è stato dominato in senso assoluto dalla pandemia per tutto il 2020 e buona parte del 2021. Momenti importanti come il COP26, così come la fase esecutiva delle politiche ambientali dei vari stati sono stati rinviati di un anno circa. Come l’Euro 2020 e le Olimpiadi di Tokyo.

Prendiamo un dettaglio relativo al COP26 di Glasgow (ancora in corso mentre scriviamo) a paradigma di come la pandemia ha monopolizzato il dibattito politico internazionale: la conferenza si sta svolgendo al centro congressi SEC Centre… dopo che per tutto il 2020 era stato convertito in ospedale Covid…

Glen Peters, Direttore del Centro per le Ricerche Internazionali sul Clima di Oslo lo aveva predetto nella primavera del 2020: “La pandemia metterà in pausa tutto ciò che riguarda il clima. L’emergenza ambientale sparirà dalle discussioni politiche per lo meno sino alla primavera del 2021. Così come tutto ciò che non riguarda il Covid-19 e la ripartenza dell’economia.”

Photo by Frans Van Heerden on Pexels.com

Così, mentre nel 2020 l’acqua dei canali di Venezia era chiara come non mai, dato che motoscafi e vaporetti, fermi ai moli, non potevano sollevare il fango e a Londra si poteva sentire il canto degli uccelli persino in pieno centro, visto che auto e bus erano in garage, studiosi e attivisti del clima invitavano a non cantare vittoria.

E a ragione.

La chiusura temporanea di interi settori economici non ha ovviamente dato l’inizio della decarbonizzazione e le politiche per far ripartire i settori produttivi più colpiti rischiano di ‘annullare’ in qualche modo i risultati positivi sul clima avuti del 2020.

C’è stato un impatto comportamentale sul clima sostanzialmente positivo nel 2020, ma ora che si fa? Si torna a produrre e commerciare esattamente come prima?

Con lo shock dovuto da quarantena e restrizioni l’uomo ha imparato che è possibile ridurre di molto le emissioni inquinanti, la vera sfida è capire come continuare a ridurle senza il trattamento shock del 2020.

INFOGRAPHIC – COSA RACCONTANO SULLA PANDEMIA I DATI OPEN SOURCE pt.1

Dati al giugno 2021Fonti: Github del governo Italiano. Dati quotidiani sulle somministrazioni.

Adoriamo le infografiche. Soprattutto quando si riesce a condensare in una sola immagine una quantità importante di dati, che così, da massa semiforme di cifre e percentuali, diventano un insieme di informazioni altamente assimilabili. Proprio come le vitamine.

In questo articolo (primo di una serie) abbiamo raccolto alcune data-visualization e infografiche che mostrano l’ìmpatto della pandemia da Covid-19 su vari aspetti della nostra società. Dove per ‘nostra’ non intendiamo solo quella italiana.

Troverete dati eterogenei, e non necessariamente dati legati al mondo della sanità. Dati da ‘fonti aperte’ che offrono uno sguardo, a volte obliquo ma mai fuori fuoco sul mondo che si trova di punto in bianco a far fronte a una situazione davvero nuova.

Le data visualization e infografiche hanno spinto noi ad approfondire alcuni temi legati alla pandemia da Covid-19 e se anche un solo lettore o una sola lettrice verranno spinti a fare altrettanto, questo nostro piccolo studio non sarà stato realizzato invano.

Ogni immagine è corredata di fonti e, ove sia stato possibile reperirlo, anche il nome del creatore.

Fonte: Google Search Trends per ‘Ristoranti vicino a me’ e ‘Pasti con consegna a domicilio’. Autore: redditor u/keshava7

I dati di Google Search Trends presi in analisi dal redditor u/keshava7 sono globali e con questa visualizzazione vediamo nero su bianco come cambiano le abitudini di ricerca, e anche alimentari, con l’aggravarsi della situazione sanitaria globale.

Fonti: Our World in Data. – Google Search Trends su argomento ‘Covid-19’ Autore: Anders Sundell

Google Trends è sicuramente uno strumento importante per avere un’idea dell’effetto della pandemia sulle abitudini di tutti. Questo breve video traduce in immagini immediate miliardi di ricerche web effettuate in più di 12 mesi.

TWITCH. ORE DI VISUALIZZAZIONE DAL 2013 AL 2020. IL GAMING E IL COVID-19
Fonte: Twitchcracker.com Autore: redditor u/chartr

Restiamo sempre sul web. Twitch è una delle piattaforme per lo streaming più in voga nel mondo del gaming. Il grafico prende in considerazione il periodo Gennaio 2013 – Primo quadrimestre del 2020, e oltre a notare come Twitch sia cresciuto con costanza dal 2013, ci troviamo di fronte a una vera e propria esplosione in concomitanza con la diffusione delle misure restrittive in tutto il mondo.

Fonte: Google Search Trends per ‘app per videocall’ a partire dal 01 gennaio 2020. Autore: Engaging Data

Torniamo a Google Search Trends, di sicuro una delle risorse più importanti per il monitoraggio dei big-data relativi agli interessi e ai trend. Questa gif parte dal 01 Gennaio 2020, e mostra come, tra le principali app per videoconferenze, la piattaforma Zoom abbia pian piano scalato il mercato dei servizi per le videochiamate. Piccola curiosità: vediamo che le curve salgono e scendono in modo regolare, i punti in cui calano sono in corrispondenza del sabato e della domenica. Meno videocall e meno DAD? Ovvio, c’è il weekend!

I SATELLITI – SENTINEL 5P, L’INQUINAMENTO DA BIOSSIDO DI AZOTO E IL COVID

Fonte: Dati del Satellite Sentinel 5p processati da Descartes Labs. Autore: Steven Bernard

Usciamo dal web per l’ultima infografica di questo articolo. L’immagine è stata realizzata utilizzando i dati del satellite Sentinel 5P che monitora la concentrazione di biossido d’azoto (NO2) nell’aria e confrontando i dati del mese di marzo dell’anno 2019 con il periodo corrispondente del 2020. In questo caso sono state prese in considerazione 8 città (Milano è in basso a sx) ed è possibile vedere come per tutte e 8, nel 2020 la concentrazione di biossido d’azoto sia scesa. Le cause sono ovviamente la riduzione dell’attività industriale e le restrizioni sugli spostamenti dovute dalle misure messe in campo per contrastare la diffusione del Covid-19.

L’impatto della pandemia sulle abitudini quotidiane è talmente ampio che questa breve carrellata di infografiche non è certo sufficiente a raccontarlo, semmai a farci un’idea più concreta. Cercheremo di approfondire nei prossimi articoli INFOGRAPHIC.

DANNI COLLATERALI pt.3

Pandemia e salute mentale.
LA PANDEMIA E IL LOCKDOWN HANNO AVUTO MOLTI EFFETTI INDESIDERATI, HANNO CAUSATO E CAUSANO VERI E PROPRI ‘DANNI COLLATERALI‘. PARLIAMO DI SALUTE MENTALE E DI UN FENOMENO DIFFUSO ORMAI IN ITALIA.

Facciamo un salto in Giappone, pronti, via!

Si chiamano Hikikomori (tradotto alla lettera: ‘stare in disparte’). E anche se non esistono solo in Giappone, finora esiste solo il termine giapponese per indicarli.

Si tratta di tutte quelle persone che scelgono di vivere in casa da semi-reclusi perché se anche fossero in compagnia di altre persone, proverebbero una solitudine devastante. Più di quella che provano stando a casa, appunto, da soli.
Sono principalmente maschi (tra il 70% e il 90%) e sono soprattutto giovani (tra i 14 e i 30 anni), sono sempre di più.

Il loro isolamento non è da ritenersi UN PROBLEMA, quanto IL SINTOMO di un problema, che sui soggetti più deboli può arrivare a causare gravi condizioni psichiatriche, ma che anche nei casi meno problematici segna in maniera quasi irreversibile le capacità relazionali di chi si isola volontariamente.

Il fenomeno è stato rilevato e in qualche modo codificato per la prima volta in Giappone nella metà degli anni ’80.
Si stima che a oggi gli Hikikomori giapponesi siano circa un milione.

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Ma, come abbiamo detto, non si tratta di un fenomeno esclusivamente giapponese. Il mondo accademico (soprattutto la psichiatria e le scienze sociali) è sempre più attento a questo fenomeno che possiamo definire davvero globale.

Italia, USA, Francia, Cina, UK, Corea del Sud, India, Tunisia, Spagna… (suggeriamo questo interessante studio per chi volesse approfondire. si può scaricare lo studio in pdf anche senza essere registrati)

Per saperne di più sugli Hikikomori, vi invitiamo a visitare il sito dell’associazione Hikikomori Italia. Troverete info e risorse qualificate sul tema. A noi interessa in questa sede parlarne in relazione alla pandemia e al lockdown.

Già, perché ne stiamo parlando? Perché “Coloro che stanno in disparte” sono uno specimen variegato, eterogeneo. Tra di loro c’è chi ha visto peggiorare la propria condizione ma anche chi ha reagito in modo sorprendente.

Hikikomori Italia è vicina alle persone sensibili e deboli.

Come riportato dalla Dr.ssa Chiara Illano (psicologa, psicoterapeuta, coordinatrice dell’area psicologica di Hikikomori Italia), vanno fatti degli importanti distinguo. Anzitutto bisogna distinguere sulla base del grado di isolamento:

  • alcuni, pur avvertendo una voglia di solitudine, riesce a tenerla dentro di sé, magari costruendo un muro intorno al le zone più intime della propria personalità, e a vivere una vita apparentemente normale.
  • per altri, la chiusura in sé stessi è meno gestibile e genera l’autoisolamento sociale.

In secondo luogo, bisogna distinguere sulla base del vissuto. Al marzo 2020 c’era:

  • chi era da poco entrato in un percorso di autoisolamento.
  • chi era già in percorsi, personali o terapeutici, di uscita dall’isolamento.
  • chi era da tempo in fase di autoisolamento e non aveva ancora intrapreso un percorso di uscita da questa autoreclusione.

Il lockdown ha avuto effetti molto negativi sugli individui che rientrano nei primi due casi. Nel primo caso, la quarantena ha amplificato il bisogno di solitudine. Nel secondo, invece, gli sforzi per uscire dall’autoreclusione sono stati resi completamente vani.

Gli individui che rientrano nel terzo caso, invece, hanno subito una sorta di miglioramento. «Si sono ritrovati ad essere come tutti gli altri – dice la Dr.ssa Illano – : non hanno percepito più quella differenza tra la loro chiusura e la socialità degli altri. Si sono sentiti finalmente “normali”, privi di quella pressione sociale che li vorrebbe sempre impegnati, concentrati su specifici obiettivi».

Secondo un sondaggio tenuto dall’associazione Hikikomori Italia, il 30% dei soggetti interpellati ha ammesso di ‘stare meglio’ e un incredibile 11% addirittura di ‘stare molto meglio’.

Questo fenomeno non è per altro solo italiano.

L’autoisolamento è il sintomo di un problema.

Tutto questo solo fino al perdurare del lockdown, però. Una volta terminata la quarantena, infatti, le cose sono molto peggiorate: se ‘gli altri’ riprendevano la loro vita normale, gli hikikomori sono tornati soggetti a quel tipo di pressione sociale che è tra le cause della loro decisione di autoisolamento. In modo addirittura più forte di prima.

In Giappone, dove il fenomeno è nato ed è molto più diffuso, quando sono state rimosse le misure di quarantena, è aumentato il numero dei suicidi tra ‘coloro che stanno in disparte’.

Mai come in questi periodi, è necessario stare vicino ai soggetti più sensibili, ai soggetti più deboli.

DANNI COLLATERALI pt.1

Photo by Sebastian Voortman on Pexels.com
LA PANDEMIA E IL LOCKDOWN HANNO AVUTO MOLTI EFFETTI INDESIDERATI, HANNO CAUSATO E CAUSANO VERI E PROPRI ‘DANNI COLLATERALI‘ IN QUESTE PAGINE NE RIPASSIAMO INSIEME I PRINCIPALI

DANNI COLLATERALI PT. 1

“Te lo buco quel cellulare”

Tutti coloro di noi che hanno figli si sono sicuramente confrontati con la problematica relazione ‘giovani-dispositivi elettronici’.

Bambini e ragazzi sono inevitabilmente molto attratti dagli schermi luminosi; i genitori tendono a utilizzarli per ‘neutralizzare’ i piccoli; sulle piattaforme web che trasmettono video c’è un’infinità di contenuti per bambini e ragazzi: questi tre fattori rischiano di creare un pericoloso sistema che porta i giovani a trascorrere molte ore della giornata divorando video, reels, storie etc…

Bambini e devices. Che fare?

Nel 2020, molti schermi in tutta Italia hanno fatto anche da classe: per gli studenti dalla primaria in su, è partita la DAD, la didattica a distanza. Lasceremo a fonti di informazione più specializzate il dibattito su come è stata affrontata dal corpo docente l’organizzazione delle lezioni a distanza, qui ci limitiamo a parlare in breve di uno degli ‘effetti collaterali‘ della pandemia.

Le ore passate seguendo le lezioni in DAD, davanti a uno schermo, si sono sommate alle ore spese davanti a uno schermo, ma per motivi ludici e di intrattenimento. Queste ultime, peraltro, durante il lockdown sono ovviamente aumentate.

Computer e bambini. Un’opportunità di crescita e un potenziale rischio.

Il risultato di questa congiuntura particolare, se non allarmante, non è comunque trascurabile: è reale il rischio, soprattutto per pre-teen ed adolescenti, di sviluppare una relazione insana con internet/computer/console/smartphone, che, come tutti gli strumenti, non sono né il male assoluto, né il bene in terra.

La relazione ‘malata’ può portare a:

  • una vera e propria dipendenza psicologica, nei casi più gravi,
  • un uso improprio di PC e devices. Da risorsa a prigione: vengono utilizzati tantissimo per il divertimento e snobbati quando si tratta di utilizzarli per fare ricerche o imparare gli elementi di base del coding.
  • problemi fisici come tendenza a essere sovrappeso, problemi alle articolazioni, persino un abbassamento della capacità di reazione muscolare.
  • deprivazione del sonno, particolarmente grave su individui il cuo sistema nervoso è ancora in fase di sviluppo.
  • peggioramento delle capacità relazionali. Si tende a comunicare principalmente attraverso chat, email, DM’s, e questo può portare alla perdita graduale delle capacità relazionali fisiche.

Come in tutte le cose umane, nulla è del tutto negativo o positivo. Il rapporto tra i giovani e la tecnologia contiene aspetti controversi, come quello che abbiamo evidenziato qui. È importante aiutare i ragazzi a trovare un giusto equilibrio nell’uso di PC e dispositivi elettronici portatili. Possiamo anche qui, trasformare gli effetti di una crisi in una opportunità per aiutare i giovani a costruire un rapporto più equilibrato, e quindi più sano, con la tecnologia e l’informatica.

Il giusto equilibrio per fare dei computer una risorsa.

DANNI COLLATERALI pt. 2

Sesso e Pandemia.
LA PANDEMIA E IL LOCKDOWN HANNO AVUTO MOLTI EFFETTI INDESIDERATI, HANNO CAUSATO E CAUSANO VERI E PROPRI ‘DANNI COLLATERALI‘. PARLIAMO DI… SESSO.
DANNI COLLATERALI PT. 1

“E anche oggi… si fa sesso domani”

La pandemia e il lockdwon entrano in camera da letto.


Tra i danni collaterali provocati dalla quarantena e dall’epidemia, ne segnaliamo oggi uno emerso recentemente da uno studio dell’Istituto Mario Negri, apparso sul Journal of Epidemiology: “Durante la quarantena, il 25% degli italiani ha avuto molti meno rapporti sessuali rispetto ai periodi pre-pandemia“. Il dato emerge all’interno di uno studio su come la pandemia abbia modificato le abitudini della sfera sessuale.

Perché la pandemia ha modificato tante, tantissime abitudini. Il suo impatto sulla vita sessuale degli italiani, ma abbiamo buoni motivi di ritenere che negli altri paesi non sia andata diversamente, è stato importante soprattutto sui maschi giovani, con un buon livello di istruzione e con una situazione abitativa precaria.

Parliamo di numeri: più del 35% degli intervistati ha riconosciuto un cambiamento nella propria attività sessuale durante la quarantena, un mero 8% dichiara di aver fatto più sesso di prima, mentre un importante 27% ammette che la propria vita sessuale si sia striminzita. Parlando di coppie, lo studio evidenzia come il 20% delle coppie intervistate abbia ammesso di aver ridotto di molto la propria attività sessuale rispetto ai periodi pre-pandemici.

Andrea Amerio, uno psichiatra ricercatore dell’UniGenova, ha indicato come fattori di riduzione dell’attività sessuale nelle coppie la paura di contagiarsi o di contagiare, la malinconia e l’ansia legati alla situazione sanitaria e, per le coppie con figli, la presenza costante della prole in casa.

La vita di coppia, alti e bassi. Con la pandemia, gli alti son spariti.

I single, i soggetti più colpiti, hanno registrato un calo importante nella loro attività sessuale principalmente per il divieto di spostarsi, la chiusura degli esercizi pubblici e l’obbligo di distanziamento sociale.

Lo studio dell’Istituto Mario Negri sull’impatto della pandemia sulla vita sessuale degli individui non è stato il primo a livello mondiale.

Dando uno sguardo approfondito a quanto emerso, siamo ben certi di poter dire che i fattori di riduzione dell’attività sessuale, siano:

  • paura di contagiarsi a vicenda.
  • presenza costante di bambini in casa.
  • divieto di spostamenti.
  • chiusura dei locali pubblici.
  • obbligo di distanziamento sociale.
  • troppo tempo passato insieme per i partner.
  • elevati stress e preoccupazioni riguardo alla vita lavorativa.
  • elevata incidenza di forme anche lievi di depressione.

E, ultimo ma non per ordine di importanza, il fattore esterno. Come dicono alcuni sessuologi: “Due zebre non si accoppieranno mai vicino a una leonessa“. Ovvero: “Se c’è un pericolo, una minaccia reale vicino a noi, il nostro cervello manda segnali al corpo che al momento non è una buona idea avere un rapporto sessuale.”

Con la morte fuori dall’uscio di casa, il desiderio sessuale scende.