IO C’ERO E HO SAPUTO FARCELA

Esperienze, percezioni e opinioni di bambinə e ragazzə sulla pandemia di Covid-19 in Italia

NB: per un utilizzo più inclusivo della lingua italiana è stato proposto nel dibattito pubblico di utilizzare il simbolo ə, chiamato schwa, al posto della desinenza maschile, per definire un gruppo misto di persone, come attualmente si insegna a scuola.

Foto diTim Gouw su Pexels

<< La nostra è una vita regolata da dei colori… cioè, da esperienza personale, un giorno non sapevo se potevo uscire o no perché non sapevo che colore fossimo, perché i colori delle regioni cambiano così…>> (A. 15 anni)

VITE A COLORI

È il titolo del rapporto presentato dall’UNICEF che raccoglie le esperienze vissute da bambinə e adolescenti nel primo anno di pandemia. È il risultato dal lavoro congiunto dell’Ufficio di Ricerca UNICEF-Innocenti, del Programma UNICEF dell’Ufficio Regionale per l’Europa e l’Asia centrale in Italia e del Comitato Italiano per l’UNICEF Fondazione Onlus, e realizzato grazie al contributo dell’Ambasciata Britannica a Roma. 

Il progetto ha coinvolto un totale di 114 partecipanti tra i 10 e i 19 anni, frequentanti le scuole superiori del primo e del secondo ciclo di 16 regioni italiane, incluso bambinə e ragazzə che si identificano come LGBTQI+, minori stranieri non accompagnati (MSNA) e adolescenti con background socio-economico svantaggiato. I dati sono stati raccolti online tra febbraio e giugno 2021 attraverso 20 focus group, 16 interviste singole e 25 contributi singoli asincroni ricevuti via email. Si è deciso di raccontare la complessità di queste storie semplificandole e unendole in un’unica metafora sportiva e avventurosa: il surf. Il team di ricerca ha immaginato gli adolescenti intervistati come surfer debuttanti che devono imparare ad affrontare le prime onde e si trovano a farlo proprio durante la pandemia di Covid-19, paragonata a un maremoto.

“Infelice perché mi manca tutto quello che facevo prima del Covid, tipo uscire liberamente senza mascherina, oppure andare a fare una passeggiata fuori comune, andare in palestra anche uscire con gli amici a ritrovarsi tutti in casa non lo so a guardare un film con gli amici, a mangiare una pizza” (G, 19 anni)

Foto di Helena Lopes su Pexels

Bambinə e ragazzə partecipanti a questo progetto di ricerca si mostrano molto consapevoli delle loro responsabilità nei confronti degli altri. Nonostante lo sconvolgimento che il Covid-19 e le misure governative per contenerlo hanno comportato per le loro vite, sono preoccupatə per i parenti più anziani e si sono volontariamente sacrificatə per proteggerli, seguendo le regole e adattandosi a una quotidianità instabile e sempre in fieri. La pandemia ha infatti costretto i partecipanti a interrompere molte delle loro attività e abitudini, esponendoli a sensazioni di stress e frustrazione. Tuttavia, questa nuova situazione ha dato loro l’opportunità di crearsi nuove abitudini e scoprire nuovi interessi e competenze, non senza nuove difficoltà. Soprattutto durante il primo lockdown, bambinə e ragazzə narrano di aver avuto tempo per dedicarsi ad attività che altrimenti non avrebbero mai iniziato. Raccontano della scoperta di nuove passioni, riportano anche una storia positiva di adattamento e creazione di “nuove normalità”. Prima tra tutte le novità, si parla di didattica a distanza (DAD), sulla quale i partecipanti hanno pareri vari e dimostrano differenti attitudini. Inevitabilmente, la pandemia ha cambiato anche il modo in cui bambinə e ragazzə hanno interagito con le persone intorno a loro, dalle più vicine agli insostituibili custodi delle loro ritualità quotidiane. I partecipanti alla ricerca hanno dovuto imparare a ri-orientarsi in una nuova “geografia” in cui gli spazi delle relazioni sociali si sono profondamente riconfigurati.

“Perché vado a scuola, sto sei ore con la mascherina, torno a casa e sono stanca perché mi sento con questa cosa davanti, non posso toglierla per sei ore e mi sento… bloccata… ogni volta che penso che voglio fare qualcosa poi mi ricordo che non posso farla…” (C, 12 anni)

Foto di RODNAE Productions su Pexels

I luoghi della virtualità hanno permesso di mantenere relazioni che altrimenti si sarebbero interrotte. Per alcuni hanno addirittura avuto un effetto espansivo. Molti partecipanti hanno messo in evidenza come alcune relazioni siano nate online e online si siano rafforzate. D’altro canto, gli spazi sociali della scuola sono andati persi, lasciando un vuoto profondo. Sembra che la restrizione degli spazi della socialità convenzionale abbia accresciuto la consapevolezza dell’importanza dei rapporti sociali e abbia aiutato a migliorare le capacità di ricercare, stabilire e mantenere relazioni. Al di là della rinegoziazione delle proprie pratiche quotidiane e dei propri spazi sociali, questa ricerca racconta di un altro tipo di cambiamento che molti bambinə e ragazzə riconoscono in sé stessə, un cambiamento interiore. L’analisi dati narra infatti la storia di partecipanti alla ricerca che crescono, grazie anche alle particolari difficoltà affrontate in pandemia. Essi sono consapevoli di aver preso coscienza del loro essere e, anche se spesso si sono sentiti fragili e “piccoli”, hanno scoperto importanti risorse interiori. La pandemia ha in fondo donato loro più tempo per pensare, per pensarsi, per capire quali sono per loro le cose che contano.

“No che poi la gente impazzisce secondo me, cioè anche dal punto di vista psicologico. Tipo… secondo me se noti, dall’inizio della pandemia in televisione vedi solo quello, e non c’è nient’altro. Cioè tu cambi canale e c’è solo quello. Ok che è importante essere informati perché comunque è una situazione di una pandemia globale non è una cosa da… cioè nel senso è una cosa importante però, secondo me dovrebbero anche un po’ distrarre la gente…” (N, 16 anni)

Foto di Amateur Hub su Pexels

Riflessioni emerse dal rapporto

Vite a Colori narra anche di una “generazione di surfer”, con un’identità comune fatta di forti esperienze condivise legate alla pandemia, caratterizzata da fragilità e resilienza, dall’incertezza nei confronti del futuro e dal timore che la pandemia possa amplificare diseguaglianze esistenti e crearne di nuove. Alcuni elementi interessanti emersi dal Rapporto:

  1. La pandemia da COVID-19 ha interrotto attività e abitudini, limitato la socialità, esponendo ragazze e ragazzi a sensazioni di stress e frustrazione;
  2. Ha però riconfigurato spazi di socialità e interazione, stimolato la ricerca di nuovi interessi;
  3. Ha lasciato più tempo per pensare, per pensarsi, per capire quali sono le cose che contano, e per acquisire nuove competenze.
  4. Resta l’incertezza nei confronti del futuro. Il ritorno a una nuova “normalità” – e a un approccio meno individualista, più attento al benessere della collettività e caratterizzato da cura e rispetto reciproco – appare l’unica via percorribile. 

I risultati di questa ricerca sottolineano la fondamentale importanza di coinvolgere le ragazze e i ragazzi nel dopo pandemia.  Bisogna partire anche da loro per garantire una risposta adeguata ai bisogni emergenti. I decisori politici in Italia devono garantire che ciò avvenga.

UNICEF propone una serie di raccomandazioni:

  • promuovere il benessere psicofisico e la salute mentale di adolescenti e giovani, così come da recenti Osservazioni Conclusive rivolte dal Comitato ONU sui diritti dell’infanzia all’Italia;
  • ripensare l’istruzione e la didattica mettendo al centro le esigenze e i diritti degli studenti;
  • assicurare l’ascolto della voce dei giovani nei processi di costruzione del futuro post COVID-19 e nelle politiche e nei piani di riduzione della povertà a partire da quanto già previsto dal V Piano di azione sull’infanzia e l’adolescenza e cogliendo l’occasione dell’attuazione del Child Guarantee in Italia;
  • favorire un approccio inclusivo e di contrasto a discriminazione e razzismo attraverso strumenti specifici integrati nei piani nazionali.

Risulta importante infine promuovere analisi longitudinali per capire l’impatto di lungo periodo della pandemia, con uno sguardo particolare su gruppi specifici, considerati più vulnerabili.

Leggi il rapporto completo

Foto di cottonbro su Pexels

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